Soldi

Aziende e Diritti dei Consumatori

La crisi economica non influisce sulla vita dei cittadini solo in termini di minore potere d’acquisto. Gli effetti si sentono anche dal punto di vista dei diritti dei consumatori e delle tutele nei confronti delle aziende. Così, in questi anni in cui le famiglie hanno dovuto assottigliare i loro budget, al tempo stesso si sono sconfrontati sempre più spesso con pratiche commerciali aggressive e scarsi controlli sulla qualità dei servizi. Questo il quadro sconfortante rilasciato da Cittadinanzattiva.

Il Rapporto, dal titolo piuttosto esplicito ‘Servizi e cittadini – lo spread dei diritti‘, è basato sulle segnalazioni di 8.722 cittadini. Il concetto base, si legge nel testo, è che in tempi di crisi “persino servizi primari come la luce, il gas, l’acqua sono diventati oramai un lusso. In un momento di crisi come quello attuale e di generale recessione può accadere che anche i diritti dei cittadini facciano dei passi indietro, e che si perdano delle posizioni già acquisite”. Questo significa che a tariffe più alte non corrispondono servizi adeguati, quindi i cittadini si trovano a pagare di più per avere spesso di meno.

Gli ambiti che conquistano il poco lusinghiero primato dei disservizi nel 2011 sono letelecomunicazioni (22%), l’energia (17%), le banche e finanziarie (15%), la pubblica amministrazione (13%) e i servizi pubblici locali (11%), seguiti da trasporti (9%), servizi assicurativi (5%), servizi postali (4%), settore beni e contratti (3%). Troviamo qui tutto il campionario delle tutele disattese, ma è significativo che nelle prime tre posizioni ci siano telecomunicazioni, energia e banche, settori ormai liberalizzati in cui dominano le pratiche concorrenziali aggressive nei confronti degli utenti, affiancate da contratti enigmatici e poco chiari che spesso nascondono trappole.

Chi pensa però che queste attività siano esclusiva delle aziende private, dovrà ricredersi, perché anche i servizi pubblici locali si prendono la loro dose di accuse, in particolare per gli aumenti dei prezzi (dovuti alla carenza di fondi e agli sprechi), cui però fanno da contraltare servizi di qualità a dir poco scadente. Inoltre, nel Paese dei furbetti crescono del 15% le contestazioni su errate fatturazioni nelle bollette dell’acqua, e dell’8% quelle per i rifiuti. I diritti dei consumatori più violati sono proprio quello alla qualità (21%) e alla trasparenza (18%), seguiti dal diritto all’equità contrattuale (14%), diritto alla tutela (13%) e diritto alla sostenibilità economica (12%).

Viene da chiedersi dove siano le tante autorità garanti che dovrebbero vigilare sulle pratiche scorrette e sugli abusi da parte delle aziende. Le telecomunicazioni come detto vincono la speciale classifica delle proteste. Nuove tecnologie e offerte all’apparenza vantaggiose si scontrano con disservizi spesso invalicabili, come accade nella telefonia fissa, che raccoglie ben il 62% delle lamentele, a causa soprattutto della difficoltà nel disdire un contratto o nel passare a un nuovo operatore (cosa che può costare anche fino a 300 euro, in barba alla legge Bersani).

Tra i problemi più comuni in questo settore troviamo senza dubbio quello degli importi non dovuti in bolletta, anche a causa della scarsa trasparenza della bolletta e dei contratti. Non solo telefonia, comunque, perché anche Internet riceve una buona dose di attenzioni, in particolar modo per la cattiva (o assente) copertura dell’Adsl e per le frodi online, aumentate del 25% in un solo anno. Anche per quanto riguarda l’energia, non ce la caviamo meglio: il nodo più critico resta la bolletta (40%), con errori nel conguaglio, scarsa trasparenza delle voci ed errata fatturazione, ma ci sono problemi anche per il cambio di fornitore (17%), l’interruzione del servizio (12%), le tariffe elevate (10%).

Banche, pubblica amministrazione, trasporti, servizi locali, la lista sarebbe infinita. L’unica cosa che dal rapporto appare con evidenza è che i diritti dei consumatori stanno facendo passi indietro: non solo i cittadini devono fronteggiare ogni giorno la crisi, ma da un anno a questa parte abbiamo notato che devono difendersi dai comportamenti sempre più aggressivi con i quali le aziende non solo private cercano di acquisire clienti.