In un mondo frenetico come il nostro dove non si riesce più ad avere tempo libero a disposizione e i ritmi lavorativi sono sempre più serrati, c’è una nuova tendenza culturale che tende ad andare in direzione diametralmente opposta.
Si chiama Downsfhifting e la sua dottrina è lavorare meno, cercando di tradurre letteralmente la parola downshifting le sfumature sono diverse: prendersela con calma, lentamente, non affaticarsi con riferimento al lavoro e alla propria carriera, in effetti quanto predicato dal downshifting è simmetricamente opposta a quanto veniva detto negli anni ottanta, periodo in cui la corsa al successo era l’obiettivo principale; ora si vuole invece ribadire l’importanza di lavorare meno ma meglio e cercare di dedicare più tempo alle proprie attività personali, alle proprie passioni; l’obiettivo è quindi mettere fine alla parola stress, ansia e apatia, stati d’animo che portano alla depressione e che rendono più difficile vivere.
Il termine inizia a essere usato intorno alla metà degli anni novanta in seguito ad unostudio del Trends Research Institute di New York nel quale si afferma che con la parola dwnshifting si vogliono indicare i soggetti che preferiscono vivere con meno stress, meno propensi alla carriera e al successo economico ma con un’attenzione maggiore verso la qualità della vita privata.
Negli anni duemila il downshifting inizia a trasformarsi da semplice concetto astratto in un qualcosa di molto più concreto; iniziano a comparire anche alcuni testi bibliografici; prima che la diffusione sia completa passerà ancora del tempo ma ad oggi sono state calcolate circa 16 milioni di persone nel mondo che aderiscono a questa corrente di pensiero.